La Prigionia dei Soldati Osiensi

20 Novembre 2023 1 Di Itervitae

700.000 militari italiani prigionieri in Gran Bretagna, Stati Uniti, Francia, Unione Sovietica, 650.000 internati in Germania. Questa è una delle conseguenze volute da mussolini con la sua guerra. Le inevitabili sconfitte cui andò incontro portarono, tra lutti e rovine, anche a lasciare nelle mani del nemico oltre 700.000 militari prigionieri che furono dispersi in tutte le regioni del mondo. Prigionieri italiani furono detenuti per la maggior parte dalla Gran Bretagna (circa 400.000), dagli Stati Uniti (circa 125.000), dalla Francia (circa 50.000) e dall’Unione Sovietica il cui numero, al termine del conflitto, risultò essere di circa 12.000 prigionieri anziché i previsti 60-80.000. A questa massa di uomini – il fior fiore delle classi di leva – si andarono ad aggiungere altri circa 650.000 militari italiani, catturati dai tedeschi dopo l’armistizio ed internati in Germania.

Questa enorme massa di prigionieri, che coinvolgeva tantissime famiglie in Italia, non poteva non avere, al momento del rimpatrio, un suo peso ed una sua valenza sulle scelte che il nostro popolo andò ad affrontare per darsi una vita istituzionale rispondente alle proprie necessità. In altri termini i prigionieri di guerra e gli internati, che nel loro totale, secondo la relazione Facchinetti del 1947, ammontarono a 1.350.000 considerando tutti gli aspetti in cui la prigionia italiana si articolò nella seconda guerra mondiale, al momento del loro ritorno in Patria portarono un loro contributo diretto o indiretto alla rinascita della vita politica del nostro Paese. Dal maggio 1945 al febbraio 1947 quasi tutti i prigionieri italiani furono restituiti all’Italia e ognuno ebbe la possibilità di partecipare alle decisioni di quegli anni difficili e determinanti. Così, a seconda dell’esperienza vissuta, i prigionieri di guerra poterono dare un loro contributo

C’è una pagina importante della nostra storia, affossata da più di mezzo secolo, che riguarda la schiavitù nei Lager nazisti dopo l’8 Settembre 1943 di 716.000 militari italiani, 33.000 deportati politici (militari e civili) e 9.000 zingari ed ebrei d’Italia e dell’Egeo.

IMI internati militari italiani

La tragica vicenda degli IMI ha inizio l’8 settembre 1943, giorno dell’armistizio sottoscritto dall’Italia con le Forze Alleate. Militari italiani, catturati e disarmati dalle truppe tedesche in Francia, Grecia, Jugoslavia,  Albania, Polonia, Paesi Baltici, Russia e Italia stessa, caricati su carri bestiame, sono avviati a una destinazione che non conoscono: i lager del Terzo Reich, che erano sparsi un po’ dovunque in Europa, soprattutto in Germania, Austria e Polonia.

Dopo un viaggio in condizioni disumane, appena arrivato nel lager, il prigioniero viene immatricolato con un numero di identificazione che sostituirà il nome e che sarà inciso su una piastrina di riconoscimento accanto alla sigla del campo. Tra le formalità d’ingresso ci sono anche la fotografia, l’impronta digitale, l’annotazione dei dati personali su appositi documenti di riconoscimento e la perquisizione personale e del bagaglio.

Sin dal primo momento, ai prigionieri, circa 650mila, viene chiesto con insistenti pressioni di continuare a combattere a fianco dei tedeschi o con i fascisti della Repubblica di Salò.  La maggior parte di loro si rifiuterà di collaborare e per la prima volta, con una scelta volontaria di coscienza, dice NO! a qualsiasi forma di collaborazione, affrontando sofferenze e privazioni.

In un primo tempo prigionieri di guerra, i militari italiani catturati, deportati e internati nei lager nazisti, il 20 settembre 1943 vengono definiti IMI – Internati Militari Italiani, con un provvedimento arbitrario di Hitler che li sottrae alle tutele previste dalla Convenzione di Ginevra del 1929, per destinarli come forza lavoro per l’economia del Terzo Reich. Sempre per ordine del Führer, d’accordo con Mussolini,  gli IMI il 12 agosto 1944 cambiano nuovamente di status e vengono  trasformati in “lavoratori civili”, formalmente liberi.

Decine di migliaia di IMI perdono la vita nel corso della prigionia per malattie, fame, stenti, uccisioni. Coloro che riescono a sopravvivere sono segnati per sempre.

A  partire da febbraio del 1945, le avvisaglie del crollo ormai imminente della Germania sono preludio alla liberazione che avviene in momenti differenti, per lo più tra febbraio e i primi di maggio del 1945. Il rimpatrio, tuttavia, non è immediato e si svolge soprattutto nell’estate e nell’autunno 1945, da Germania, Francia, Balcani e Russia. Varcato il confine, gli IMI provenienti dalle regioni del Reich vengono solitamente dirottati verso Pescantina, nel veronese, dove è stato istituito un centro di smistamento e accoglienza, e dove si organizzano i trasporti verso le destinazioni interne al paese.

Nell’Italia del primo dopoguerra la storia degli IMI è presto dimenticata. L’oblio è durato a lungo. Gli storici hanno cominciato ad occuparsi degli IMI solo dalla metà degli anni Ottanta: tardi, ma forse ancora in tempo per far conoscere questa pagina di storia e rendere il giusto omaggio ai «650 mila» che, con il loro sacrificio, contribuirono a portare la libertà e la democrazia nel nostro paese.

Gli IMI di Osio Sotto

Nonostante siano stati tanti i prigionieri Osiensi che furono tradotti in Germania dopo l’otto Settembre 1943 le certificazioni degli IMI di Osio Sotto tutt’ora riguardano solo due Soldati, di cui uno vede la morte proprio in terra di Germania, questi dati come tutti quelli che seguiranno sono in continua verifica e aggiornamento, invitiamo tutti coloro che fossero in possesso di ulteriori informazioni, di scriverci contribuendo a rendere questa pagina di memoria sempre disponibile per tutte le generazioni a venire.

Soldato Appiani Alessandro nato il 24 Luglio 1910 ad Osio Sotto, figlio di Giuseppe abitante in via Cavalleri 6

3°Reggimento Cavalleria “Milano”

Catturato a Milano l’11 Settembre 1944

Internato nello Stalag IIIA di Luckenwalde e IIID di Berlino

Morto il 25 Aprile 1945 a Berlino dove è sepolto allo Friedhof Brandenburg Chausseestrasse

Lo Stalag IIIA dove fu internato il soldato Appiani Alessandro

Soldato Zanetti Carlo nato il 13 Aprile 1923 a Osio Sotto, figlio di Luigi abitante in Via Palazzo Olmo 18

92°Reggimento Fanteria “Basilicata”

catturato a Zara Croazia il 18 Settembre 1943

Internato nello Stalag VI C di Bathorn

Lo Stalag 6C dove fu rinchiuso il soldato Zanetti Carlo il giorno della liberazione

La lista dei Prigionieri di Osio Sotto

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A mio Padre e a tutti coloro che come lui conobbero la guerra, la prigionia e le privazioni. A Loro restituiamo la memoria della Loro identità affinché esista un sentiero della memoria percorribile da tutti.

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