La Scuola
Entrando in classe, lo confesso, ogni volta un po’ di emozione la provo sempre; non si cancellano mai quei ricordi , belli o brutti, che restano indelebili nell’anima di un uomo che si ritrova, cinquant’anni dopo, nella stessa aula che lo vide alunno (non troppo brillante). Alunno di una scuola antica nell’insegnamento, ma efficace nel trasmettere valori che, tutt’oggi, la mia vecchia maestra (si chiamava Carla Brambilla) non esiterebbe, con pazienza, a spiegarmi. Lei aveva fiducia in quei ragazzi, figli di padri che avevano fatto la guerra sperando che i propri figli di guerre non ne avrebbero fatte più. Erano consapevoli che la ricchezza più grande che ci avevano donato era proprio la scuola, l’istruzione come antidoto all’odio e alla paura.
E da lì ho cominciato con questi ragazzi “futuristici”, mostrando loro la guerra, così come è, orribile e reale, fatta di bombe dilanianti e gas asfissianti, di ragazzini a trenta gradi sottozero con un fucile in mano tra la neve o rinchiusi dentro un campo di prigionia dimenticati da tutti.
L’amarezza dei miei giovani ascoltatori si trasforma in curiosità e le domande fatte, prima con un po’ di timidezza poi più dirette e franche, sono il sintomo che la voglia di sapere e di capire questi grandi eventi mondiali è forte. Ciò fa sperare che i giovani non vogliono ignorare la storia; l’importante però è che la storia stessa sia spiegata nel modo e nei luoghi giusti, la scuola in primis.
Le tristi vicende dei caduti di Osio Sotto nelle trincee o sulle montagne non differiscono certo da tutte le altre dei caduti della Grande Guerra. Ma l’aspetto che più ha colpito quei ragazzi è stata la condizione psicologica di chi è tornato dal fronte menomato oltre che nel fisico soprattutto nella mente. I filmati di questi ragazzi , che la paura ha trasformato in grottesche marionette, li hanno colpiti e una domanda su tutte ha spiegato il loro stato d’animo : “ ma tutti quelli che partono per la guerra hanno paura ? anche quelle di adesso ?”
Non è stato facile spiegare che l’inventore dei gas velenosi tedeschi, che uccisero migliaia di soldati nel modo più infame e atroce, ricevette il premio nobel per la chimica nel 1918. Le fotografie dei caduti del Monte S.Michele (800 in poche ore) , proprio a causa dei gas sono state esplicative, sono crude…è vero! Ma la guerra dei ragazzi di 100 anni fa era guerra, anche se i loro diciotto anni erano diciotto anni come quelli dei nostri figli. Per questo i ragazzi facevano fatica ad accettarlo ad assimilare il fatto che un loro fratello maggiore o il padre partissero per una guerra e non tornassero più.
L’uso di reperti dell’epoca ha poi svolto una funzione pratica di contatto , un bossolo di bomba, una granata ha incuriosito tutti i presenti, i filmati sono stati seguiti scrupolosamente da tanti occhi. Gli stessi occhi che guardavano anche me mentre spiegavo, cercando a volte anche di divertire gli alunni delle terze medie che con i loro sguardi severi giudicavano il mio operato. Alla fine della lezione i loro ringraziamenti sono stati la più bella soddisfazione per il lavoro della nostra Associazione Itervitae. Adesso che ci penso non ho mai ringraziato qualcuno che se lo merita. Grazie maestra Carla..